Ambiente di apprendimento e forme di flessibilità

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In molti passaggi delle nuove Indicazioni Nazionali del 2012 si insiste sul concetto di “ambiente di apprendimento”, di “gestione della classe”, di “cura educativa”, di coinvolgimento degli allievi nella relazione educativa. L’ambiente di apprendimento oggi non coincide più, come nella concezione tradizionale, con lo spazio fisico dell’aula (banchi, sedie, cattedra, lavagna, ecc.) in cui c’è un soggetto che trasmette conoscenze ed altri che le immagazzinano; il vero apprendimento è quello che l’alunno si costruisce e non quello che incamera come in una fotocopia. Pertanto non possiamo più fermarci allo spazio fisico (aula), ma prendere in considerazione tutti gli altri fattori che intervengono in un processo di apprendimento: l’insegnante, i compagni, gli strumenti, le relazioni interpersonali e affettive, uno spazio accogliente, caldo, curato, uno stile educativo improntato all’ascolto, alla cooperazione, alla fiducia. Le scelte culturali, educative e didattiche che sono alla base del nostro progetto formativo, vogliono quindi guidare i bambini alla costruzione del proprio sapere, tenendo conto non solo della sfera cognitiva, ma anche di quella emotiva e relazionale, in modo da valorizzare le diverse intelligenze e stili di apprendimento utilizzando specifiche strategie, alcune delle quali saranno meglio utilizzate dopo uno specifico piano di formazione del personale docente.

  1. La relazione di aiuto-inclusione (atteggiamento intenzionale dell’insegnante volto all’accoglienza, all’ascolto e al sostegno emotivo). Una buona relazione tra insegnanti e alunni è fondamentale per formare e accompagnare legami di gruppo che fanno di un elenco burocratico di alunni una comunità sociale ed educante. Porre attenzione a tutto ciò che attiene alla dimensione affettiva, emotiva e relazionale significa per noi insegnanti non solo assumere atteggiamenti intenzionali di accoglienza, ascolto e sostegno emotivo, ma costruire quotidianamente percorsi educativi per instaurare un clima positivo all’ interno della classe o della sezione in cui ogni alunno si senta sostenuto, riconosciuto e valorizzato.
  2. Ritualità e strutturazione attenta di spazi e tempi (intenzionalità didattica volta a promuovere sollecitare la sicurezza di sé e la conquista dell’ autonomia). La vita scolastica ha bisogno di precise ritualità non in senso formale e fine a se stesse, ma come strutturazione di un ambiente che dia ai bambini e alle bambine sicurezza, stabilità e senso di appartenenza. Tutte le attività hanno bisogno di una precisa strutturazione di spazi e tempi per stimolare nei bambini l’ apprendimento e la vita di relazione.
  3. La collaborazione e l’ interazione fra pari (stimolare il lavoro cooperativo e di gruppo). Non si ha conoscenza senza relazione. È la pluralità delle relazioni che costruisce la conoscenza. L’ interazione diretta con i pari, in gruppi cooperativi e/o di tutoring è fondamentale per costruire abilità e competenze non solo disciplinari ma anche sociali, infatti, le conoscenze scoperte e costruite insieme sono quelle che durano di più perché sono frutto di un lavoro più stimolanti. Queste modalità di lavoro sono efficaci per tutti i bambini, ma soprattutto per gli alunni che presentano difficoltà di apprendimento.
  4. Partire dalle esperienze e conoscenze degli alunni (tenere conto delle conoscenze pregresse dei bambini, valorizzarle per superarle e arricchirle). Tutti i percorsi programmati dalle insegnanti per i bambini, sia riguardo all’ istruzione che alla formazione in senso più generale, devono tener conto delle conoscenze e delle esperienze pregresse di bambini. Gli alunni sono impegnati a scuola a confrontare quotidianamente le proprie convinzioni di partenza con i nuovi dati dell’ esperienza scolastica ed extrascolastica; i modelli di partenza vengono cioè continuamente affinati per giungere a modelli sempre più evoluti. Questo significa che i bambini non sono mai tabula rasa, ma possiedono conoscenze, esperienze, teorie ingenue, competenze ecc. che le insegnanti devono valorizzare e utilizzare per far si che l’ apprendimento sia davvero significativo.
  5. Problematizzazione, sperimentazione e ricerca (tutte le strategie fin qui elencate possono essere realizzate in un ottica di ricerca-azione). Un apprendimento è significativo e duraturo se parte dall’ esperienza e da problemi reali sentiti come tali dagli alunni. Si tratta di porre i bambini di fronte a situazioni problematiche, offrendo loro strumenti adeguati di analisi che tengano conto sia dello sviluppo psicologico sia degli organizzatori cognitivi propri di ciascuna disciplina. Una scelta metodologica di questo tipo, sollecita nei bambini interesse, motivazione e curiosità, rende più durature le informazioni e i concetti appresi, gratifica e migliora la comprensione.
  6. didattica laboratoriale (da non intendere come ristretta ad uno spazio attrezzato per…ma come didattica del fare). Tutte le scelte metodologiche menzionate sinora trovano la loro realizzazione in una didattica di tipo laboratoriale, vale a dire in una modalità di lavoro attivo, cooperativo, individualizzato e di gruppo in cui gli alunni possano” imparare facendo”. La didattica laboratorile, utilizzata nelle classi e nelle sezioni della nostra scuola, è un contesto di operatività fisica e mentale in riferimento, non solo a un luogo, ma a una situazione didattica in cui la concretezza delle attività proposte, implica un apprendimento attivo e motivante.
  7. Didattica meta cognitiva (stimolare i bambini ad acquisire la consapevolezza dei processi di apprendimento messi in atto e negli insegnanti ad assumere atteggiamenti di ricerca e riflessione sul proprio operato). È necessario, fin dai primi anni di scuola, sviluppare nei bambini la capacità di riflettere e di usare una serie di dimensioni meta cognitive riguardo al loro modo di pensare e agire. Bisogna stimolare i bambini a conoscere, sviluppare e controllare le loro operazioni e potenzialità mentali in un ottica continua di” imparare ad apprendere”. Con questa scelta pedagogica si intende anche promuovere negli insegnanti atteggiamenti di ricerca e riflessione sul proprio operare, valutando la corrispondenza tra il progettato e l’ agito, non solo a livello disciplinare o cognitivo, ma anche emotivo e relazionale.
  8. Utilizzo di linguaggi multimediali (accogliere nella scuola le multimedialità come ambiente di apprendimento). I nuovi scenari della conoscenza prefigurano un assetto dei saperi diverso da quello del passato. E’ in questo scenario che vivono i nostri bambini e di questo ne dobbiamo tener conto. Utilizzare gli strumenti e i linguaggi multimediali a scuola significa assumerli non come veicoli ma come ambienti di apprendimento de sapere, saper fare, saper essere e sentire. Non solo dunque come semplici macchine o veicoli neutri per trasmettere qualcosa, ma come prolungamenti delle facoltà conoscitive, di una nuova forma mentis reticolare e non, come in passato, lineare.

  FLESSIBILITÀ ORGANIZZATIVA E DIDATTICA La scuola progetta l’ambiente di apprendimento per lo sviluppo delle competenze degli studenti, realizzando una didattica “efficace” e organizzando le variabili del contesto organizzativo (gli spazi ed i tempi) esercitando tutte le forme di flessibilità previste nel DPR 275/1999 e confermate nella L 107/2015: la flessibilità didattica, attraverso la regolazione dei tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività, per adeguarlo al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento, la flessibilità organizzativa curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell'offerta formativa. Il modello organizzativo-didattico attuale ci consente di adottare alcune forme di flessibilità, che con il piano di formazione e la disponibilità di risorse finanziarie e professionali potranno essere ulteriormente utilizzate.

  1. Articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività. 2. Potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell'autonomia di cui al comma 5, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie. 3. Aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.

Per la scuola dell’infanzia non c’è una specifica assegnazione dei campi di esperienza al singolo docente, ma tutti docenti della classe concorrono al raggiungimento degli obiettivi previsti per i singoli campi di esperienza, nell’ambito di un curricolo che si realizza su cinque giorni settimanali, dalle 8,00 alle 16,00. Per la scuola primaria, ad ogni singolo docente della classe sono affidate una o più discipline, da realizzarsi in due tempi scuola diversi: il tempo pieno di 40 ore, dalle ore 8,30 alle ore 16,30, e il tempo normale di 27 ore, dalle ore 8,30 alle ore 13,30, dal lunedì al venerdì, e una volta ogni 15 giorni il sabato, dalle ore 8,30 alle ore 12,30. In considerazione dell’esperienza maturata nel nostro Circolo, delle esigenze legate allo svolgimento delle discipline per i diversi tempi scuola il monte ore settimanale delle attività di insegnamento è articolato come indicato nelle tabelle seguenti, anche se non va inteso in modo rigido, in quanto esigenze ambientali o organizzative possono suggerire adeguamenti e correzioni.  

TEMPO PIENO
DISCIPLINE CLASSE 1^ CLASSE 2^ CLASSI 3^,4^,5^
italiano 10 ore 9 ore 8 ore
matematica 9 ore 9 ore 8 ore
scienze 2 ore 2 ore 2 ore
storia 2 ore 2 ore 3 ore
geografia 2 ore 2 ore 2 ore
tecnologia 1 ora 1 ora 1 ora
musica 1 ora 1 ora 1 ora
ED.FISICA 1 ora 1 ora 1 ora
ARTE E immagine 1 ora 1 ora 1 ore
inglese 1 ora 2 ore 3 ore
religione 2 ore 2 ore 2 ore
totale 32 32 32

 

TEMPO NORMALE

  SETTIMANA CORTA SETTIMANA LUNGA
DISCIPLINE Classe 1^ Classe 2^ Classi 3^, 4^, 5^ Classe 1^ Classe 2^ Classi 3^,4^,5^
italiano 9 ore 8 ore 7 ore 9 ore 9 ore 7 ore
matematica 8 ore 8 ore 7 ore 9 ore 8 ore 7 ore
scienze 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 2 ore
storia 1 ora 1 ora 2 ora 2 ore 2 ore 2 ore
geografia 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 2 ore
tecnologia 0 ore 0 ore 0 ore 1 ora 1 ora 1 ora
musica 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora
ed. fisica 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora
arte e immagine 0 ore 0 ore 0 ore 1 ora 1 ora 1 ore
inglese 1 ora 2 ore 3 ore 1 ora 2 ore 3 ore
religione 2 ore 2 ore 2 ore 2 ore 2 ore 2 ore
totale 25 25 25 29 29

29

  L’aggregazione disciplinare, in genere, è la seguente:

  • tempo pieno: non modulare, ambito linguistico e matematico; modulare, ambito linguistico, matematico, storico-geografico, scientifico;
  • tempo normale: prevalenza, un docente che insegna quasi tutte le discipline; due docenti, ambito linguistico e matematico; due o più docenti, ambito linguistico, matematico, storico-geografico, scientifico.
  1. Potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell'autonomia di cui al comma 5, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie.

La scuola attraverso l’istituzione del curricolo facoltativo/opzionale offre agli alunni dell’istituto, dai 5 della scuola dell’Infanzia ai 10 anni della scuola Primaria, la possibilità di fruire di un tempo scuola potenziato che corrisponde alle richieste delle famiglie e degli alunni che da anni partecipano alla proposta formativa numerosi, pari ad un terzo della popolazione scolastica. La proposta dei corsi di formazione multidisciplinari, prima solo come corsi di ampliamento dell’offerta formativa, intende costituire un verso curricolo con tempi, spazi, progetto formativo e relativa valutazione e certificazione del credito.

  1. Attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;

La scuola utilizza l’individualizzazione e la personalizzazione dell’insegnamento tenendo conto delle differenze della persona nella pluralità delle sue dimensioni individuali (cognitive e affettive) e sociali (l'ambiente famigliare e il contesto socio-culturale), anche con un adattamento dell'insegnamento alle caratteristiche individuali dei discenti, attraverso precise e concrete modalità di insegnamento. I due termini, individualizzazione e personalizzazione, non sono però sinonimi ma si possono definire come complementari: l’individualizzazione prevede percorsi differenti per ottenere risultati comuni, mentre la personalizzazione prevede percorsi differenti per contenuti, metodologie e risultati. Nell’ottica dell’individualizzazione, che comporta quindi una particolare cura per gli alunni con difficoltà, la scuola propone attività di recupero individuale che si realizzano nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati. Nell’ottica della personalizzazione sono proposte attività volte a valorizzare i talenti degli alunni, le loro specifiche intelligenze, nel rispetto dei ritmi di crescita personali. La personalizzazione presuppone l’impiego da parte di un docente di una varietà di metodologie e strategie didattiche tali da garantire la promozione delle potenzialità di ogni alunno pertanto, mentre non sempre è realizzabile in classe, per l’alto numero degli alunni, è più facilmente realizzabile nelle attività di ampliamento dell’offerta formativa.

  1. Articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso. 7. Impiego dei docenti, anche diversificate nelle varie classi e sezioni in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte metodologiche ed organizzative adottate nel piano dell'offerta formativa.

Nella scuola dell’infanzia del circolo, in genere, le due ore di compresenza dei docenti di sezione, dalle 11,00 alle ore 13,00, sonno utilizzate per realizzare una didattica laboratoriale, aprendo le sezioni e organizzando le attività per gruppi di alunni provenienti da sezioni diverse, omogenee ed eterogenee. I docenti quindi si disarticolano nei diversi gruppi conducendo specifiche attività nei gruppi ricostituiti. Nella scuola primaria invece è più raro poter realizzare una diversa articolazione di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso, anche a causa di una carenza di ore di contemporaneità che consentirebbe invece di lavorare per piccoli gruppi. 7. Adattamento del calendario scolastico. In genere la scuola utilizza la flessibilità offerta dall’autonomia scolastica, chiudendo la scuola durante particolari ponti, nel rispetto dei limiti dei 200 giorni fissati per legge, senza anticipare o posticipare l’inizio o la fine dell’anno scolastico.